I diritti umani: passato, presente e futuro

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“... il riconoscimento della dignità specifica e dei diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della società umana è la base di libertà, giustizia e pace nel Mondo.
(Preambolo alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948)

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.”
(Art. 1 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948)

Introduzione
Quando si parla di diritti umani si fa riferimento a quei diritti fondamentali e inviolabili che spettano agli uomini in quanto uomini, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di ceto sociale o altro.
Ogni essere umano ha sin dalla nascita una serie di diritti connaturati alla natura umana e che lo stato o la società in cui vive deve rispettarne e tutelarne la vita, l’integrità fisica e la proprietà, oltre a garantirgli determinate libertà e immunità e ad altri diritti civili o politici.
Di più si è affermato che lo stato debba anche perseguire la soddisfazione dei bisogni fondamentali degli individui e la realizzazione di altri diritti economici e sociali.
Qualificarli come diritti significa che non dipendono dalla carità, dalla benevolenza o dall’amore e nemmeno dall’arbitrio dello stato e/o dei governanti, ma che spettano a ciascun individuo “di diritto” e che ogni stato è tenuto a garantire che tali diritti siano rispettati e goduti effettivamente dai cittadini, approntando leggi o altri strumenti affinché gli individui possano effettivamente esercitarli.
Inoltre i diritti umani sono ritenuti diritti universali e pertanto dovrebbero essere riconosciuti all’individuo in ogni società, indipendentemente dalla maggiore o minore disponibilità di risorse, dal livello di sviluppo politico, sociale o economico, dal sistema politico o economico, dalla confessione religiosa o dalle convinzioni ideologiche.
Secondo l’opinione prevalente anche i diritti umani troverebbero comunque un limite nei concorrenti diritti degli altri individui, o, anche, nelle esigenze o nell’interesse comune della società.
A tali idee si è giunti solo recentemente a seguito di un percorso molto lungo che affonda le sue radici sin nell’antichità.
Solo nel secolo scorso la maggior parte delle nazioni del mondo si é formalmente impegnata al rispetto dei diritti umani con la Carta delle Nazioni Unite, e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata dall’Assemblea generale dell’ONU nel dicembre del 1948, presenta una elencazione di libertà, di immunità e di diritti che vengono riconosciuti come diritti umani.
In Europa nel 1950 é stata siglata la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali il cui rispetto é assicurato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo con sede a Strasburgo (cui può rivolgersi anche il singolo individuo che ritenga violati i suoi diritti) e nel 2000 e 2007 la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Questo non significa che oggi i diritti umani vengano rispettati e garantiti in tutti gli stati del mondo (anzi …), sia perché ci sono stati che non hanno firmato le suddette convenzioni, sia perché anche negli Stati firmatari la tutela dei diritti umani non é sempre effettiva.
Ma, come dice la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, i diritti umani sono un “ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni”, e ogni individuo ed ogni organo della società dovrebbe sforzarsi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto.
Le dichiarazioni e le convenzioni stipulate non sono quindi un punto d’arrivo ma solo una ulteriore, importante, tappa nel cammino verso un riconoscimento universale ed effettivo dei diritti umani.
Con questo auspicio e impegno, si procederà a ripercorrere il cammino dei diritti umani dalle primissime forme di riconoscimento sino ai giorni d’oggi.

Roberto Loffredo

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