08 MARZO – GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

Lo scopo di questa celebrazione non è solo quello di ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche raggiunte dalle donne, ma anche e soprattutto le discriminazioni e violenze di cui le donne sono state e sono ancor oggi oggetto in Italia e nel mondo.

È tema assai dibattuto negli ultimi anni quello della parità di genere, e sembra quasi banale affermare che questa si può ottenere solo se a uomini e donne sono garantiti gli stessi diritti, responsabilità e opportunità in tutti i settori della società e quando i loro diversi interessi, esigenze e priorità sono ugualmente valutati. Eppure, sebbene a livello culturale ci siano stati diversi progressi, a questi non sono purtroppo sempre seguiti i fatti. Ed è proprio per questo motivo che l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite fissa al quinto posto tra i propri obiettivi per lo “sviluppo sostenibile” il raggiungimento effettivo della parità di genere, obiettivo in realtà strategico e cruciale per il conseguimento di tutti gli altri.

Ma perché si accosta la parità di genere allo sviluppo sostenibile? La presenza delle donne non è di certo un obiettivo numerico, basti pensare che le donne occupate nella professione o nel mondo del lavoro, o in politica, hanno quasi raggiunto il numero degli uomini. È piuttosto necessario essere consapevoli che uomini e donne devono condividere insieme le responsabilità allo scopo di creare un futuro migliore. E a tal fine, la presenza delle donne deve essere vista come l’indispensabile presupposto per perseguire gli obiettivi di bene comune fissati nell’Agenda 2030: clima e cura del pianeta, lotta alla povertà, pace e giustizia, tutela dei minori e delle persone fragili, comunità e città sostenibili, consumo responsabile.

Come afferma la Commissione Europea, “la parità di genere è un principio fondamentale dell’Unione Europea, ma non è ancora una realtà. Nella politica aziendale e nella società nel suo insieme, possiamo raggiungere il nostro pieno potenziale solo se utilizziamo tutto il nostro talento e la nostra diversità”. E infatti la rivendicazione per le donne dei diritti sociali, politici ed economici, iniziata nel 1946 con la prima grande conquista del diritto di voto, è una questione che deve coinvolgere e interessare anche gli uomini e soprattutto lo Stato. Si sente infatti l’esigenza di un cambiamento non solo culturale, ma anche e principalmente strutturale, di cui lo Stato deve farsi promotore. La crescita di spazio per le donne nel mondo del lavoro dipendente, delle professioni e della politica attiva è invero strettamente proporzionale allo sviluppo delle reti di servizi per l’infanzia e la terza età, al progresso della sanità e della formazione e al potenziamento di politiche specifiche per i soggetti più vulnerabili (come, ad esempio, i disabili). Intensificare gli sforzi per migliorare l’accesso delle donne a posti di lavoro dignitosi e adeguatamente retribuiti rappresenta non solo un imperativo morale ma anche un’importante opportunità per promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo. È fondamentale che lo Stato aiuti le famiglie e incentivi chi assume lavoratrici e neomamme e chi investe nell’imprenditoria femminile: è compito dello Stato non rendere sconveniente assumere donne! 

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite rappresenta un’occasione importante per unire gli sforzi a livello mondiale e incrementare politiche coerenti per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere, promuovendo allo stesso tempo uno sviluppo sostenibile e inclusivo.

Il nostro Studio è e sarà sempre in prima linea affinché i diritti delle donne vengano sempre rispettati e riconosciuti.

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