DI INQUINAMENTO ATMOSFERICO SI MUORE – Un commento agli ultimi dati diffusi da Legambiente sulla qualità dell’aria nelle città italiane

La scarsa qualità dell’aria ha effetti negativi sulla qualità della vita. È la causa di molti problemi di salute, quali asma e problemi cardiovascolari, che a loro volta si traducono in giornate lavorative perse per malattia e maggiori costi per i servizi sanitari, in particolare per i bambini e gli anziani.

I problemi di salute connessi alla scarsa qualità dell’aria sono particolarmente gravi nelle zone urbane edificate, in cui generalmente la qualità dell’aria è peggiore. La scarsa qualità dell’aria è anche la causa principale di morte prematura in tutta l’UE, con un’incidenza maggiore rispetto agli incidenti stradali. Oltre agli effetti dannosi sulla salute umana, la scarsa qualità dell’aria danneggia anche gli ecosistemi.

Secondo la Commissione Europea, l’inquinamento atmosferico è tuttora responsabile ogni anno di oltre 400 000 morti premature nell’UE ed è pertanto la principale causa ambientale di questo tipo di decessi nel continente.

Per far fronte a questi numeri, l’Unione Europea ha adottato la Direttiva 2008/50, che fissa dei “valori limite” di concentrazione di inquinanti nell’aria, sancendo l’obbligo degli stati membri di adottare misure appropriate affinché “i periodi di superamento dei limiti siano i più brevi possibili”. 

In Italia, il decreto legislativo 155/2010 ha recepito la Direttiva 2008/50/CE. Tuttavia a distanza di oltre dieci anni il problema dell’inquinamento atmosferico e dell’allarme smog rimangono un tema centrale da affrontare. E’ quanto emerge dallo studio “Mal’aria – edizione speciale” pubblicato ieri da Legambiente, secondo il quale la stragrande maggioranza delle città italiane viola in modo sistematico i valori limite stabiliti a tutela della salute. 

Infatti per il Pm10 mediamente solo il 20% delle 97 città analizzate nei cinque anni ha avuto una concentrazione media annua inferiore a quanto suggerito dall’OMS. Percentuale che scende drasticamente al 6% per il Pm2,5 ovvero le frazioni ancora più fini e maggiormente pericolose per la facilità con le quali possono essere inalate dagli apparati respiratori delle persone.

Le città capoluogo di provincia in Veneto registrano un record negativo. Tra il 2015 e il 2018 Padova, Venezia, Vicenza, Verona e Rovigo hanno registrato concentrazioni di PM 10 e PM 2.5 che eccedono in modo significativo i limiti di legge.  

Nel report Legambiente, inoltre, dedica un focus sulle auto come fonte principale di inquinamento in città e ricorda che le emissioni fuorilegge delle auto diesel continuano a causare un aumento della mortalità, come è emerso anche da un recente studio condotto da un consorzio italiano che comprende consulenti (Arianet, modellistica), medici ed epidemiologi (ISDE Italia, Medici per l’Ambiente) e Legambiente, nonché la piattaforma MobileReporter. 

Lo studio in questione stima per la prima volta in assoluto la quota di inquinamento a Milano imputabile alle emissioni delle auto diesel che superano, nell’uso reale, i limiti fissati nelle prove di laboratorio alla commercializzazione.  Se tutti i veicoli diesel a Milano emettessero non più di quanto previsto dalle norme nell’uso reale, l’inquinamento da NO2 (media annuale) rientrerebbe nei limiti di qualità dell’aria europei (già nel 2018). Invece il mancato rispetto ha portato alla stima di 568 decessi in più per la sola città di Milano, a causa dell’esposizione “fuorilegge” agli NO2 per un solo anno. 

Il report integrale di Legambiente è consultabile al sito https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2020/09/Dossier_aria_citta_092020.pdf

A seguire i link che rimandano allo studio condotto da un consorzio italiano che comprende consulenti (Arianet, modellistica), medici ed epidemiologi (ISDE Italia, Medici per l’Ambiente) e Legambiente, nonché la piattaforma MobileReporter.

http://www.viviconstile.org/assets/blog/2e/ac/0c3d/7669a528/2eac0c3d7669a5286e257358e0fe0f48.pdf

http://www.viviconstile.org/assets/blog/ba/41/3397/0000f93c/ba4133970000f93c7cfe6598cafc5907.pdf

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