Passi avanti nell’esecuzione delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel 2015

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Pochi giorni fa è stato pubblicato il Report del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa 2015 sull’esecuzione delle sentenze e delle decisioni della Corte E.D.U..

Il Comitato dei Ministri è l’organo decisionale del Consiglio d’Europa, composto dai 47 Ministri degli Esteri o dai loro Rappresentanti Permanenti a Strasburgo, dotato di svariati poteri tra i quali appunto il controllo sull’esecuzione delle sentenze della Corte da parte degli Stati Membri e sull’efficacia delle procedure dinanzi alla Corte stessa.

L’analisi delle statistiche riguardanti i casi pendenti e conclusi nel 2015, nonché l’esecuzione delle sentenze a livello domestico ha riportato risultati positivi, tra i quali un elevato numero di procedimenti chiusi, specialmente casi complessi e risalenti, già sottoposti ad una supervisione rafforzata.

Due le principali sfide da affrontare per il futuro: il continuo crescere di procedimenti pendenti da più di cinque anni, che sono passati dal 20% nel 2011 al 55% nel 2015 e la gestione di tematiche considerate particolarmente complesse e delicate, come per esempio quelle legate a certe minoranze etniche o regioni caratterizzate da conflitti più o meno aperti. Il dialogo tra i vari organi del Consiglio d’Europa e gli interlocutori interessati (Stati Membri, organizzazioni internazionali) è stato individuato quale meccanismo chiave per risolvere o quantomeno lenire queste difficoltà.

La posizione dell’Italia?

Dalle numerose statistiche presenti nel report, emerge che l’Italia ha fatto dei progressi rispetto agli anni scorsi, ma sicuramente un ulteriore miglioramento resta auspicabile. Alcuni dati:

– 26 nuovi casi sono stati portati dinnanzi alla Corte nei confronti dello Stato Italiano nel 2015, circa la metà rispetto all’anno precedente;

– i casi ancora pendenti nel 2015 erano 2421, quasi duecento in meno rispetto al 2014;

– per quanto riguarda il tempo di esecuzione delle sentenze pilota, l’Italia si attesta su una media di 5,9 anni, rispetto alla media generale di 4,5 anni;

– nel 2015, nove ricorrenti hanno ricevuto il pagamento entro il termine fissato, rispetto ai 15 del 2014;

– nel 2015, solo 13 casi sono stati risolti mediante “regolamento amichevole”, (procedura che snellisce i tempi del procedimento trovando un accordo stragiudiziale tra le parti), rispetto ai 26 del 2014.

Ancora sul sangue infetto…

Meritevole di particolare attenzione è il quinto allegato al report (Annex 5), in cui vengono illustrati e raggruppati per area tematica gli sviluppi più significativi degli ultimi anni.

Troviamo a pag. 209 il noto caso “M.C. ed altri contro Italia”, da cui è derivata la sentenza “pilota” del 3/12/2013, in tema di rivalutazione degli indennizzi di sangue infetto. L’esecuzione di questa sentenza che riveste grande importanza per la vasta platea di persone danneggiate da trasfusioni di sangue e/o emoderivati infetti, è sottoposta ad una supervisione rafforzata da parte del Comitato dei Ministri. Ricordiamo che la sentenza consegue al ricorso promosso da 161 ricorrenti, assistiti dal nostro studio. Tuttavia la portata della sentenza “pilota” si estende a tutti i cittadini italiani danneggiati da trasfusioni di sangue infetto e per questo beneficiari di un indennizzo periodico ex l. 210/92, ai quali lo Stato dovrà garantire l’integrale rivalutazione dell’Indennità Integrativa Speciale in base al tasso d’inflazione annuale.

La sentenza della Corte EDU ha riscontrato la violazione, tra gli altri, dell’art. 1 Protocollo 1 della Convenzione (Protezione della proprietà), stabilendo che lo Stato Italiano deve versare ai ricorrenti beneficiari l’indennizzo debitamente rivalutato, nonché tutti gli arretrati relativa alle IIS corrisposte senza valutazione.

A proposito dello stato di esecuzione di tale sentenza, Il Comitato dei Ministri ha affermato che (pag. 209 del report): ” Considerando le informazioni fornite dalle autorità nella loro comunicazione del 17 Aprile 2015, il Comitato dei Ministri apprende con piacere che gli arretrati a carico delle autorità centrali sono stati pagati secondo il programma annunciato al Comitato (prima della fine del 2014), a seguito di stanziamenti ad hoc. Inoltre, nota con soddisfazione che gli importi per gli arretrati sono stati garantiti alle Regioni dalla legge di stabilità del 2015 e che gli arretrati a carico delle Regioni dovranno essere versati entro la fine del 2018.

A seguito di queste considerazioni positive da parte del Comitato dei Ministri, non possiamo che auspicare una puntuale esecuzione della sentenza anche da parte delle Regioni nei termini stabiliti.

A questo link trovate il testo integrale del report.

Dott.ssa Stefania Carrer

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